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I BASSOTTI NELLE FIABE


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La mia infanzia è stata segnata dalle Fiabe.


E’ uno dei ricordi più vivi che, tuttora, ho di me bimba di pochi anni. In quel periodo avrei tanto voluto avere un piccolo cagnetto accanto ma non era possibile e me ne ero fatta una ragione.


Mio padre si spostava per il mondo a causa del suo lavoro e tornava a casa dopo varie settimane durante le quali non avevamo neppure sue notizie. Non c’erano negli anni 70 telefoni cellulari e, nei paesi lontani in cui lui soggiornava, spesso non c’erano nemmeno tanti telefoni fissi. Non era facile per mia madre fare tutto da sola, aveva un suo impiego, una figlia piccola ma ha sempre dimostrato una grandissima fiducia in lui, sapeva che sarebbe tornato da noi sano e salvo. Il mio ricordo è che sempre, prima di rientrare in casa stanco morto, lui si fermava alla nostra edicola di fiducia e mi regalava una Fiaba Sonora della Fabbri.


Questo è il motivo per cui le ho sempre amate, perché rappresentavano il momento in cui il mio adorato papà ritornava da noi. Da quei luoghi sconosciuti mi portava anche abiti tipici, strane calzature o monili fatti a mano. Per me, bimba, quelli contavano ben poco. Io cercavo solo la fiaba, la magia del ritorno, dell’abbraccio caloroso con il mio papà.


Così, dopo esserci salutati ed essermelo coccolato per bene, lui si riposava ed io mi chiudevo nella mia stanzetta e inserivo il disco in vinile, un piccolo 45 giri, nel mio amato mangiadischi. Guardavo il testo sul grande album con tante illustrazioni colorate imparando a leggere e ascoltavo, dalla calda voce del Cantafiabe, la trama fantastica che iniziava sempre con la musichetta:


A mille ce n'è nel mio cuore di fiabe da narrar. Venite con me nel mio mondo fatato per sognar… Non serve l'ombrello, il cappottino rosso o la cartella bella per venire con me… Basta un po' di fantasia e di bontà.


Nelle Fiabe Sonore c’era spesso come protagonista un animale: Il gatto con gli stivali, Il lupo e i sette capretti, I cigni selvatici, Il brutto anatroccolo, I tre cani e altri ancora.


Nella storia della letteratura fiabesca, gli animali sono stati le figure di spicco di innumerevoli fiabe a partire da Esopo per arrivare ai fratelli Grimm, a Hans Christian Andersen e a Gianni Rodari il quale riporta la fiaba dal mondo dell’infanzia a quello della letteratura donandole una nuova dignità.


In un suo libro dal titolo “Fiabe lunghe un sorriso”, ce ne sono alcune in cui gli animali sono descritti in un contesto umano di restrizione e di ammaestramento, senza libertà, costretti a fare spettacoli. Questo crea nel piccolo lettore empatia verso il sottomesso, insegnandogli una morale rispettosa della diversa etologia animale: molto moderno per il periodo e per il pubblico cui si rivolge. In particolare La danza dell’Orso è una fiaba dolorosa che penso faccia riflettere tutti, grandi e piccoli lettori.


In generale, nelle fiabe classiche, possono coesistere sia animali reali, quelli che vivono accanto all’uomo nei cortili come gatti, cani, anatre, maiali, sia animali di fantasia, mitologici come ad esempio draghi o sirene.


Gli animali domestici protagonisti si distinguono dagli altri per le loro dimensioni o per delle caratteristiche fisiche che li rendono speciali. Durante lo svolgimento della trama questi dimostrano spesso di avere doti magiche o particolari attitudini fantastiche che sono poi in grado di cambiare la vita all’umano che li ha accolti accanto a sé, spesso deriso dal resto della comunità che non riesce a scorgere questa “dote nascosta” nella semplicità dell’animale che si incontra tutti i giorni e a cui non si da alcuna importanza.


Gli animali fantastici d’altro canto possono essere sia positivi, fornendo un importante supporto al protagonista, sia estremamente negativi e crudeli. Nel primo caso queste figure emarginate dalla società possono redimersi e alla fine morire per rendere onore alla propria discendenza e all’uomo. Nel secondo caso la loro fine tragica è vissuta come momento che porta grandezza e fama all’eroe che salva la popolazione e da cui ottiene una gloria imperitura.


Credo che gli animali siano protagonisti delle fiabe perché sono da sempre amati dai bambini. Li conoscono e li rispettano e quindi il messaggio o la morale che la fiaba può portare, arriva loro in modo più diretto, senza la mediazione degli adulti. Gli animali acquisiscono quindi un ruolo educativo superiore rispetto alla lettura di una storia realmente accaduta o senza le caratteristiche fiabesche.


Tornando alla mia esperienza con le fiabe, passano tanti anni da quei giorni con il giradischi.


Non appena ho pubblicato i miei primi romanzi, ho ripensato a quei momenti di gioia infantile e, con l’emozione tipica di chi realizza qualcosa che ha sempre sognato fare, scrivo la mia prima storia fantastica dal titolo “La fiaba del Bassotto”.


In questa e nelle altre due che sono seguite ho sempre cercato di unire la mia passione per i cani a quella per le atmosfere magiche delle storie che ascoltavo da bimbetta.


Il protagonista delle mie fiabe è sempre un cane e il Cantafiabe, da umano che era nei dischi, è diventato il mio bassotto Barone.


Le trame sono semplici e dirette, scritte in caratteri grandissimi e con tantissime immagini colorate.


Come tutte le fiabe, anche nelle mie ci sono personaggi fantastici e luoghi fatati come ad esempio la Città del Pan di Zenzero che spesso è il teatro in cui si svolgono le storie.

I bassotti, in particolare, sono sempre descritti come esseri magici che parlano, agiscono, lottano per portare a termine il proprio obiettivo. Sono un po’ come nella vita di tutti i giorni: testoni e determinati con un carattere tedesco e deciso.


Il bassotto è un cane che ben si presta a essere protagonista di una fiaba perché non se la prende se è “preso in giro”. Ha questa strana forma a salsiccia, un modo di abbaiare forte e squillante, quando corre sembra volare tanto le sue zampette si piegano non toccando mai terra e poi è simpaticissimo.


Nella prima fiaba ho dato vita all’Altotto un bassotto troppo alto che è deriso da quelli “normalmente bassi” e che chiede aiuto a Babbo Natale per rimpicciolire.

Poi ho pensato a Gianduiotto un bassotto di cioccolato al latte che vuole vivere come un cane in carne e ossa e donare il suo cuore a un bimbo. Infine Bassorosso il Babbo Natale più buono che ci sia. Prossimamente si aggiungeranno a questi bassotti fiabeschi anche il commissario Scooby con gli Orsetti Ghiottoni e, a Pasqua, arriverà il bassotto Nove con il suo amico del cuore il drago Cioccomenta.


Unendo le mie prime letture alla mia passione, quella che mi ha cambiato la vita, e cioè i cani, credo di avere ritrovato una me stessa diversa. Quella ingenua bimba con le treccine bionde che usurava il piccolo dischetto a forza di ascoltarlo, ora è diventata una donna ma ancora sente l’emozione della fiaba, riscopre e rivive personaggi magici come Pelle d’Asino o Re Mentone e si lascia incantare dalla fiaba che nasce poco a poco sotto i suoi occhi.


È come se il tempo fosse ritornato alle origini, come se il filo del mio percorso di vita avesse trovato una via di fuga, un modo per evadere dalla realtà che era allora la mia solitudine e ritornare nell’oggi, nel qui e ora, dove invece sola non sono più grazie alla presenza di mio marito, di Barone e gli altri amici a 4 zampe.


Rivivendo oggi, mentre vi scrivo, tutte queste emozioni penso di aver compreso che i cani e le fiabe sono stati da sempre la mia vita, la linfa vitale, sono stati il cibo con cui ho nutrito i miei sogni e le mie emozioni.


Ora passo le mie giornate con i cani vivendo ancora nella magia infantile, nel mio mondo fantastico. Grazie a loro, alla loro presenza che mi dona emozioni mai provate, mi nutro di amore avvicinandomi alla loro anima che è così diversa, ma in fondo così sintonizzata, con la nostra.


Fiabe e cani, cani e realtà, talvolta dura e diversa da quella che noi vorremmo vivere o che ci siamo sognati. Non diamoci per vinti, la scelta di essere felici e di fare avverare i nostri sogni è spesso solo nostra responsabilità, un nostro limite da superare con scelte che talvolta appaiono folli ma che poi ci fanno stare bene. Permettiamo al nostro bimbo interiore, al nostro anima-le fatato di esprimersi.


Vi saluto quindi come faceva il Cantafiabe con questa musichetta che significava la fine della storia, della magia, e l’inizio di un nuovo viaggio, di un nuovo allontanamento del mio papà.

Ma anche la solitudine e la separazione da chi si ama è sempre e solo per un attimo perché prima o poi, credetemi, una altra favola ricomincerà…


Finisce così Questa favola breve se ne va Il disco fa click E, vedrete, fra un po’ si fermerà, ma aspettate, e un altro ne avrete “C’era una volta” il Cantafiabe dirà E un’altra favola comincerà


Di Silvia Bagni



Le Fiabe di Silvia:

LA FIABA DEL BASSOTTO

IL BASSOTTO DI CIOCCOLATO

BASSOROSSO NATALE

La raccolta delle tre fiabe : LE FIABE DEL BASSOTTO BARONE

In uscita a Natale SCOOBY E IL FURTO DEL NATALE



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