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La necessità e la pratica del silenzio

Aggiornamento: 13 ott 2020



"Quando tutto intorno tace, il cervello inizia a percepire il rumore del silenzio. La scoperta è importante. La pubblica la rivista scientifica Neuron: nel cervello esiste un circuito deputato a trasportare il segnale del silenzio dall’orecchio fino alla corteccia uditiva, nel lobo temporale. Un gruppo dedicato di neuroni che si attiva al tacere, alla sospensione, alla pausa. Quanto non vi è nulla da ascoltare si è in ascolto del nulla, attraverso un circuito di neuroni esclusivo.

Sono dunque presenti nell’encefalo due canali: uno per ascoltare il pieno e l’altro per il vuoto, uno per sentire i suoni e l’altro per sintonizzarsi sul silenzio. I due canali hanno la medesima importanza, separati e autonomi. Ma non sono indipendenti, sono integrati e in reciproco allineamento. I “neuroni del silenzio”, capaci di riconoscere il silenzio, le pause e il vuoto, sono indispensabili per dare comprensibilità ai pieni e al riempimento. Lo stesso linguaggio di parole trova senso e chiarezza perché è interrotto e scandito da pause. Ogni messaggio è un contenuto unito da silenzi.

Il silenzio non è solo un vuoto, assenza di qualcosa. Il silenzio è il modo con cui si organizza la presenza. Non vi è ordine senza silenzio. Non vi è comprensione senza silenzio.

Questa prospettiva consente di riconoscere una condizione fondamentale dell’ascolto: per essere in ascolto è necessario il silenzio, indispensabile per percepire e dar vita alla presenza. E’ il vuoto che consente la formazione di un senso e di un ordine. Il vuoto tra le parole, tra le note, tra i gesti; il vuoto riempie di senso e di comprensione la realtà. Occorre non dire tutto, se si vuole riuscire a dire qualcosa.

Allora la capacità di fare silenzio non è solo togliere e sottrarsi, ma anche saper dare al pieno una giusta comprensione. Scriveva Pitagora: “L’inizio della saggezza è il silenzio.”...

Di Gian Maria Zappelli.


APPROFONDIMENTO:


Andando al di là della percezione ordinaria, un sentire inequivocabile, nato dall’incontro con la mia parte interiore mi portava a considerare il silenzio come uno spazio con una sua propria dignità e storia e non qualcosa che andasse definito per difetto, quindi nell’assenza di qualcosa d’altro. Il fatto di sapere che la scienza è arrivata a dare un fondamento empirico a queste intuizioni consente da un lato di ampliare il dialogo sulla tematica, anche con i più scettici; dall’altro di chiederci come possiamo beneficiare della relazione con il nostro Anima-le per sviluppare maggiormente l’attivazione di questo canale neuronale che può essere potenziato attraverso la pratica.

Gli animali per loro natura sono in ascolto. Una condizione fondamentale non solo per la comunicazione, ma anche per la sopravvivenza. I cani e i gatti che ci vivono accanto si affidano a noi per la sopravvivenza, ma non hanno perso la capacità di ascoltare e di stare nel silenzio.

Quando andiamo con il nostro cane all’aria aperta, quanto tempo riusciamo a stare nel silenzio gustandoci la vicinanza reciproca senza dovergli chiedere delle prestazioni, e senza dovergli far fare qualche cosa? Quanto cambia il nostro vivere quel momento di relazione se lo trascorriamo nell’osservazione, nel silenzio e nell’ascolto reciproco e della natura che ci circonda, senza doverlo riempire di mille altre azioni (rispondere al cellulare, parlare con altre persone, pensare alle cose impellenti che ci attenderanno al ritorno...)? Quando abbiamo l’opportunità di tenere tra le braccia o di stare accanto al nostro amato gatto, quanto riusciamo a stare nel silenzio e a vivere questo momento di condivisione spegnendo la televisione, il cellulare, i pensieri, per trasformarlo in un momento di connessione profonda, di ascolto e di meditazione?


Pratica: scegli uno momento della settimana in cui vivere con il tuo cane una passeggiata dedicata all’incontro reciproco e con la natura. Una passeggiata in cui, per un tempo che tu stesso definirai, ti impegni a rimanere in osservazione, in ascolto, senza richieste, senza aspettative, senza pensieri altri. Quando ritorni a casa, ripensando al momento vissuto, dedica 10 minuti per annotare, le sensazioni che ti sono rimaste, il vissuto che ti ha lasciato lo stare nel silenzio, nell’ascolto e nell’osservazione del tuo animale. Ripeti la stessa esperienza una volta alla settimana, con regolarità. Rileva, dopo un po’ di tempo, se questa pratica con il ripetersi diventa più fluida, più arricchente e meno faticosa. Come i nostri muscoli anche i neuroni che rilevano il silenzio vanno allenati per poterci offrire ricche e inaspettate opportunità anche nell’ascolto e nella relazione con l’altro umano ed Anima-le.

Se vorrai condividere le tue riflessioni/esperienze, puoi scriverci ad impronteconlanima@gmail.com

A cura di Paola Fulgini, facilitatrice della relazione Uomo-Animale-Uomo ed esperta in Psicodramma Classico.



LIBRO D'ISPIRAZIONE:


IL DONO DEL SILENZIO di Thich Nhat Hanh



MUSICA: The Sound of Silence


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