top of page

Impronte in Cammino

Aggiornamento: 22 lug 2021

Ascolta l'articolo nel Podcast di Impronte ▶️


Quando dal mondo della natura alcuni animali selvatici iniziarono ad avvicinarsi all’uomo, dapprima come ausiliari e in seguito come compagni di vita, anche per l’uomo iniziò un ritorno alla terra, alla dimensione orizzontale dell’esistenza.


Quello che ha contraddistinto l’uomo nel corso della sua evoluzione dagli animali è stato il suo elevarsi sulla pianta di due piedi e aver trasformato la sua postura da prevalentemente orizzontale con la colonna vertebrale parallela alla terra a verticale con l’asse delle vertebre, la kundalini, perpendicolare al suolo.


In sostanza quello che è avvenuto in migliaia di anni a livello biologico, sta impiegando altrettanti anni su un piano psico-spirituale. L’uomo sta cercando di verticalizzare la sua natura cioè di tendere verso l’alto, verso il divino, mantenendo le radici a terra; è un canale di connessione tra le forze del cielo e della terra, tra il piano degli istinti, dei desideri, delle emozioni, delle sensazioni, dei sentimenti e le dimensioni del pensiero, dell’intuizione, dell’immaginazione, dei piani sovrasensibili.


In questa verticalità il cuore umano dista ad una distanza da terra notevole rispetto all’animale, così i suoi sensi sono nell’aria, non cosi vicini al piano terreno.

Allora forse ci siamo già accorti che in fondo gli animali ci accompagnano a ritrovare questo piano orizzontale della vita in cui è importante sentire la natura, incontrare l’altro, rivolgere i sensi alla terra, all’humus, in poche parole forse tornare all’umiltà e alla semplicità dei gesti e dei sentimenti.


L’animale sulle sue due/quattro zampe vive questa dimensione animica in modo naturale e spontaneo. Accanto a noi viene anche lui investito delle qualità umane che lo elevano a piani dell’essere ancora cosi distanti dalla sua natura, eppure sembra sia arrivato nelle nostre case, sui nostri divani, nei nostri cuori per parteciparvi e farne esperienza seppur all’interno della sua dimensione naturale anima-le.


L’uomo che si rivolge al suo cane, al suo gatto, al suo cavallo, al suo uccellino inverte la tendenza e ritorna alla terra del sentimento, dell’umiltà, della semplicità, del senso intimo e profondo che lo lega alla natura per riscoprirsi dall’alto della sua individualità più umano di prima.

E’ come se con gli animali la ricerca del Sé, dell’essenza divina che è in ognuno di noi, che ci fa tendere verso il cielo sopra di noi, potesse trovare una sua completezza nel ritornare alla terra per farsi nuovamente materia spiritualizzata di ogni bene celeste.

Questa fusione di spirito e materia che l’uomo ha sempre cercato inconsapevolmente e consapevolmente sembra aver ricevuto un sostegno da quella parte del regno di natura che si è messo in cammino con noi e che sceglie di camminare con noi, fianco a fianco.

L’animale ci ricorda che i nostri passi tendono verso l’orizzonte, verso l’altro (la dimensione orizzontale), ma che in quanto umani dobbiamo dare a questo procedere verso un’impronta umana fatta di sguardi, di grandi vedute, di intuizioni, di non giudizio, di spirito di osservazione, di cuore aperto a trecentosessanta gradi e di quella posizione di prestigio che ci vede sopra le cose, e pertanto capace di custodirle e generarle.


L’impronta che lasciamo sul mondo è la prima e l’ultima espressione di noi stessi al pianeta. I piedi sono il primo germoglio del corpo dell’embrione e sono fortemente associati all’idea materiale ed energetica dell’origine, dell’inizio, del principio. Sono lo specchio riflesso di ciò che siamo. Eppure ai piedi non abbiamo più dato tutta l’importanza che hanno sempre avuto nelle culture e religioni del passato. I piedi sono il simbolo dell’autenticità con cui noi lasciamo la nostra impronta nel mondo, il segno della totalità dell’essere. Dalle impronte dell’animale vediamo chiaramente di quale specie si tratta; dalle nostre impronte riconosciamo di quale essere umano siamo capaci di essere, certi che ogni nostra azione, pensiero e attimo è interconnesso con il divenire dell’universo e che noi con il nostro contributo possiamo arricchire questo eterno o lasciarlo più povero.


“Essere in piedi”, “stare in piedi”, ci invita a riflettere che siamo, nel momento in cui i piedi poggiano sulla terra, nella situazione in cui siamo pienamente partecipi alla vita con umiltà e ci permettiamo di “stare con” nelle cose quotidiane. E. E. de Miranda diceva che “nessun corpo deve separare i piedi dell’uomo dalla madre Terra. Questa attitudine santifica il mondo”.


La forma anatomica del piede assomiglia ad un seme, e da questo seme nasce il germoglio della nostra esistenza che sboccia nel nostro procedere se sapremo nutrirlo, dissetarlo e onorarlo; siamo come piante con radici nella terra, che hanno bisogno di luce ed ossigeno, spazio e interconnessione.


Gli animali ci sostengono a mantenere il contatto con la terra, con il sentire e il sentimento nella ricerca complessa e profonda di sé stessi, nel tentativo evolutivo di coniugare le dimensioni dell’essere e del fare, del maschile e del femminile, degli opposti, delle contraddizioni, del prima e del dopo, in una sintesi armoniosa che include le diverse nature che sono il principio e il futuro di ciò che siamo. Ritornare ai piedi è ritornare a questo principio, e accogliere l’anima-le in questa dimensione zoppa nella quale siamo noi umani, riconoscendo la vulnerabilità del processo evolutivo che ci vede protagonisti e ritrovando nel compagno animale quel connubio con l’universo di cui abbiamo così tanta sete, presi dal forte egocentrismo in cui dimoriamo.


E così camminiamo fianco a fianco lasciando la scia umile e divina del nostro procedere con i piedi feriti come citano le sacre scritture per dirigerci verso quel luogo che è pace, armonia e amore, incontro con sé stessi e con l’altro e che è un po’ dentro e un po’ fuori di noi. Gli animali ci accompagno e rendono questo mirabile viaggio più lieve e gioioso; con loro diventa ancor più bello percorrere a piedi il mondo.

Buon cammino,


Di Tatiana Vecchiato


Tuning in with Nature

Holistic Healing Arts for Self Discovery

Arti per il Benessere in Armonia con la Natura

Pratica:

- Cammina a piedi nudi nell’erba, nell’acqua di un fiume, gioca con l’acqua, con la sabbia, ascolta la terra con i piedi come farebbe il tuo cane;

- Togli le scarpe nel luogo in cui ti trovi, libera i tuoi piedi, libera te stesso da lacci e costrizioni e riscalda la pianta dei tuoi piedi con i raggi del sole; vivi questo momento lietamente come farebbe un gatto;

- Solleva qualcosa da terra con i piedi, dei bastoncini, dei sassolini, un fiore, senti la capacità prensile dei tuoi piedi come se fossero quelli di un rapace;

- Danza, corri, salta a piedi nudi come un cavallo al galoppo, o un cane felice del tuo ritorno;

- Massaggia i tuoi piedi, con creme o unguenti, passa un po’ di tempo con loro, come fanno i gatti per interi pomeriggi che si leccano le zampe;

- Cammina consapevolmente e ad ogni respiro compi un passo; questo dà forza e direzione al tuo procedere e ti permette di rallentare. Cammina lentamente, e ad ogni respiro osserva i tuoi pensieri e le tue sensazioni. Se ti piace puoi approfondire seguendo le meditazioni camminate di Thicht Naht Hanhn.

171 visualizzazioni0 commenti

Post correlati

Mostra tutti
bottom of page