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Il Carnevale, il Caos, la Vita




Numeri, lettere, immagini, voci e suoni. Ogni sera, non appena chiudo gli occhi, questi aspetti della giornata appena trascorsa mi frullano nella mente.

Talvolta questo momento dura a lungo, altre molto meno e mi addormento in fretta, anche se cerco in ogni modo di impedire alle palpebre di abbassarsi, senza riuscirci.

Forse capita anche a voi perché credo sia normale che il nostro cervello non appena entra in modalità “riposo” ritrovi un sussulto di attività, frenetica, riportando a galla qualcosa che si è svolto, senza che ce ne rendessimo nemmeno conto, poche ore prima.

Io chiamo questi momenti “Il mio carnevale”.


Li considero come una specie di compendio della mia vita e, anche se non capisco sempre a cosa si riferiscano, li aspetto con trepidazione tutte le notti.


“Il mio carnevale” non si maschera ma anzi si mostra in tutta la sua sfacciata realtà, non si nasconde ma si manifesta come una cima lanciata a penzoloni nel vuoto, l’ultima a cui è possibile aggrapparsi per tirarsi su dal fondo, non mi spaventa ma mi consola perché so che posso viverci dentro senza dovere rendere noto a nessun altro quello che ci vedo, se non a me stessa.

In quei momenti accarezzo il mio bassottino Berry che dorme al mio fianco, attaccato a me sul lato sinistro quello del cuore, sento il suo calore e lo scorrere del suo sangue, un flusso in costante moto.

Ecco che allora i nostri cuori si sintonizzano e i nostri respiri si appagano, nell’unisono.


Credo proprio che sia la sua presenza a rendere “il mio carnevale” così vero e ricco di significati.

Perché definisco questi minuti un “Carnevale”? Perché è proprio questo il periodo dell’anno in cui possiamo esteriorizzare i nostri desideri, diventando, grazie ad una maschera posticcia e a un po' di stoffa colorata, quello che intimamente sentiamo di essere: Un re, una principessa, il pirata dei Caraibi, Aladino, un grande orso polare oppure una ranocchia verde.


Credo che ognuno di noi, quando era piccolo, abbia amato questi corti e freddi giorni invernali stracolmi di stelle filanti, coriandoli e frappe con la panna montata. Eppure da adulti non tutti vogliono mascherarsi, forse perché troppo spaventati dai propri sogni, oppure per non doversi appiccicare altre maschere sul volto rispetto a quelle già così pesanti che la quotidianità ci impone.


I nostri animali ci danno un altro importante insegnamento, anche in quest’occasione.

Gli animali non si mascherano mai per noi, non si devono proteggere con una corazza dal contatto visivo ed emozionale.

Ci guardano liberamente negli occhi per vedere cosa c’è sotto, cosa pensiamo veramente e cosa nascondiamo al nostro datore di lavoro, ad alcuni falsi amici o a conoscenze superficiali e gratuite.


Gli animali hanno la forza e la qualità per essere se stessi anche se vengono maltrattati o non considerati, lasciati soli ad aspettarci in un appartamento vuoto tutto il giorno attendendo solo di ascoltare il suono dei nostri passi sulle scale per rialzarsi dal loro giaciglio e dalla loro noia. Eppure loro possiedono la forza, anche senza porsi alcuna maschera; è la forza pura, di saltarci addosso e di festeggiarci come se fossimo tornati a casa dopo una lunga battaglia, la nostra, quella che la vita ci ha imposto.


Buttate la maschera, accarezzateli con le mani aperte, saltate con loro di gioia e di trepidazione. Non pensate al domani, quando tutto ricomincerà esattamente come oggi, ma solo al momento che state passando insieme, ora. Un momento speciale che vivremo solo una volta e mai più perché sarà sempre diverso e incomparabile rispetto al giorno precedente.


Gustatevi il vostro “Carnevale personale” prima del sonno, ascoltate i versi lontani che la mente vi riporta a galla come fossero i messaggi inviati dal profondo del mare dalle megattere, scolpite i colori dei ricordi e della vita che avete vissuto con le vostre mille maschere, una per ognuno di noi, una per ogni istante vissuto. Che cosa siamo veramente? In quale, tra tutti questi messaggi, ci riconosciamo e ci ritroviamo? Io non ho dubbi, sono quella parte che il mio animale vede di me, sono quella Silvia che leggo nei suoi occhi ogni volta che incrociamo i nostri sguardi.


La notte, quando dorme accanto a me, respirando forte, con il carnevale nella mente, con il calore nel cuore si apre un mondo prezioso. La vita è ora. La vita per me è un momento di pura follia che mi sta lasciando debole e senza forze ma che voglio assorbire da ogni poro della mia pelle cercando di recuperare ogni goccia che mi offre per non sprecarne nemmeno una, come se fossi un’assetata in un deserto del quale non vedo ancora la fine.


Il carnevale rappresenta il caos. La musica stonata dei tromboni e delle nacchere, i colori che fanno a pugni tra di loro, gli accostamenti bizzarri e improbabili delle stoffe cucite a mano, nella cucina dalle nonne.


Il carnevale però è anche la ricorrenza che ci dice che siamo finalmente usciti dal tetro inverno che ha coperto il sole, è la festa che ci trasporta verso il calore della Pasqua, della rinascita, del ricominciare a vivere all’aria aperta.


Il carnevale è l’animale che esce dal letargo magro e smunto e posa finalmente la zampa sull’erba fresca scaldata dal primo raggio di sole tiepido dell’anno appena iniziato.


Il carnevale è il giovane che si mette allo scoperto, che si getta senza paura nell’esistenza dell’uomo che prima o poi diventerà.


La vita, in fondo, è come un carnevale, è una giostra che gira senza sosta in cui noi, volti nascosti, veniamo svelati al mondo dagli occhi, senza giudizio ma colmi di attesa e di partecipazione, dei nostri amici animali.


Loro ci permettono di essere finalmente liberi dalle tante maschere che indossiamo e ci rendono autentici sia nella quotidianità e, se veramente lo vogliamo, anche nella relazione con l’altro.


Insieme a loro, in un reciproco sostegno, diamo il via alla grande festa, viviamo il Carnevale ogni giorno.

Silvia Bagni

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