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La storia che leggerete prende spunto da una mia esperienza personale ma poi si amplia per arrivare a coinvolgere tutti quelli che, in questo periodo o nel passato, hanno accolto nelle proprie case un cucciolo.
Quali sono le emozioni, le connessioni che legano le nostre due specie, così differenti? Come integrare il piccolo nelle nostre vite e come, questo meraviglioso ammasso di pelo caldo, riuscirà a cambiare per sempre le nostre giornate.
Vi riporto la mia vita, che in realtà è quella di Barone che oramai molti di voi conosceranno anche perché lo nomino spesso nelle mie storie e nei miei libri.
Lui, un piccolo cucciolo di due mesi, entra in casa nostra, fortemente desiderato da tutti, a fine novembre di ben 15 anni fa, posso dire che è già passata una vita.
Avevo scelto una razza specifica, il bassotto, perché sentivo e, ancora di più oggi, sento, che mi rappresenta, sento di esserne molto affine. Basso, tozzo, tanto lungo quanto determinato. Il bassotto è un cane speciale, che non si può confondere con nessun altro se s’incontra per strada o nel parchetto, non ci possono essere dubbi vedendo la sua forma a salsiccia, è un bassotto. Punto!
Barone quindi, dicevo, entra come un qualsiasi cucciolo un poco spaesato in un nuovo ambiente, mai visto prima, con nuovi odori, nuovi sapori, nuovi rumori ma, come un vero piccolo bassotto senza paura, affronta il suo primo giorno con spavalderia.
Il nostro rapporto speciale inizia da subito, occhi negli occhi, sempre. Questa è stata la nostra prima forma di comunicazione. Lui ancora non conosceva la mia voce, non capiva se questa virava verso la paura, la tensione, la felicità, la rabbia, ma gli occhi, quelli sì, che glielo facevano capire perfettamente.
Al termine del primo giorno insieme ho commesso un errore che ho subito riconosciuto e mai più fatto nel futuro. L’allevatrice ci aveva detto di abituarlo a non rimanere in camera con noi ed io in quel periodo ero d’accordo nel mantenere questa seppur breve separazione notturna.
Quindi, la prima notte, abbiamo preparato per il piccolo Barone, arrivato a casa solo da una dozzina d’ore, una bella cuccia calda, con una copertina “profumata” della sua mamma e una sveglia che simulava il ticchettio del cuore in un locale distante dalla camera.
Ebbene per tutta notte questo piccolo disperato ha abbaiato e pianto ma la cosa peggiore è che, la mattina seguente appena ci ha visto nella penombra, non ci ha assolutamente riconosciuto e si è molto spaventato.
Solo dopo ho capito che non avevo fatto la scelta giusta. Per un cucciolo di pochi mesi, abituato a stare con la mamma o i fratellini trovarsi di colpo in un altro ambiente, al buio da solo è un’esperienza traumatica.
Molto meglio sarebbe stato mettere la sua cuccia ai piedi del letto, accanto a noi, tenendo la lucina notturna accesa, facendogli capire che non era solo, che da allora in poi ci sarei stata io accanto a lui, per sempre. Questo è quindi il mio consiglio per la prima notte, non lasciateli soli ma poneteli accanto a voi.
Barone non ne è stato traumatizzato perché in seguito non ha mai più avuto problemi al buio, anche se ha sempre mantenuto una certa ansia da separazione nel momento in cui lo lasciavo a casa da solo anche per poche ore. Forse la mia mossa iniziale aveva incrinato la sua fiducia in me, non lo sapremo mai.
Questo per dirvi che, nonostante le mie letture e nonostante abbia seguito i consigli della persona che più lo conosceva e che lo aveva fatto nascere, si possono fare alcuni sbagli nel momento in cui si aprono le porte di casa a un cucciolo. Fare errori è umano, importante è capirli e non ripeterli.
Barone ha imparato giorno dopo giorno a vivere con noi, con me in particolare, e penso che mi abbia sempre considerato una persona speciale.
V’invito a creare con il vostro cucciolo un rapporto di rispetto e di comprensione, diventate anche voi speciali ai suoi occhi, rendetevi interessanti, a volte imprevedibili. Probabilmente i primi tempi ci potranno essere piccoli disastri casalinghi come pipì fuori posto o danni a mobili o a tappeti.
Ci può stare, dobbiamo permettere a questi piccoletti di conoscere la loro nuova casa, le nostre abitudini, quello che vorremmo che loro facessero. Ci vuole tempo, ci vuole tanta pazienza e non lasciarsi prendere dal panico se non tutto va bene all’inizio, non c’è mai niente di irreparabile, nemmeno il vaso cinese rotto in mille pezzi vale tanto quanto il nostro amore reciproco.
Leggo e sento di persone che dopo aver preso un cucciolo, lo riportano indietro perché il piccolo ha rovinato un mobile oppure fatto pipì sul letto.
Questi cuccioli non sono dei pupazzi o dei robot, devono avere il tempo per imparare, non tutti sono ugualmente rapidi nell’apprendimento, ma la cosa importante è cercare di entrare in connessione con loro, aprendo il nostro cuore e lasciando loro il giusto tempo per capire che cosa gli chiediamo.
Anche i cuccioli di uomo hanno bisogno di tempo. Nessuno si sognerebbe di sgridare un neonato se piange o si sporca. Così, la stessa cosa vale per un cucciolo.
Questa è la base della convivenza a lungo termine. Loro si abituano a noi e accettano i nostri difetti (e ne abbiamo tanti!) e noi dobbiamo fare lo stesso con loro, superando i momenti negativi con la comprensione, senza cedere al panico e allo sconforto.
Barone in quel periodo era un cane solo, non avevamo altri animali con noi. Questo ha comportato da un certo punto di vista un grande vantaggio perché non si è dovuto confrontare o abituare alla convivenza con altri ma nel contempo ha comportato per lui una crescita solitaria.
Per i cani, animali sociali, è un modo di vivere non abituale.
Il branco di cani o di lupi è un parco giochi ma anche una scuola, importantissima per i cuccioli nati e rimasti nel proprio gruppo famigliare.
In quell’ambiente essi imparano le regole di sopravvivenza dagli adulti, imparano a procacciarsi cibo, a comprendere dove sono i pericoli, chi devono temere e chi sono gli alleati.
Una scuola che servirà loro per sempre. I giovani suoi simili e gli adulti, tramite il gioco, insegneranno al cucciolo le regole del rispetto del più forte e del modo efficace di arrendersi in caso di lotte o combattimenti per evitargli in futuro, danni fisici irrimediabili.
A un piccolo cane di casa che ha solo umani accanto a sé, tutto questo patrimonio di conoscenze non arriverà mai. Certo apprenderà aspetti che i suoi corrispondenti selvatici non potranno mai sapere su come rapportarsi agli umani, ma la base relazionale della società canina sarà per sempre latente.
Per questo motivo è così importante portare i nostri cuccioli in classi di apprendimento o anche semplicemente in mezzo ad altri cani (meglio se della stessa età e taglia) per poter dare loro una base sicura per la loro vita sociale, una socializzazione quindi.
Loro rimarranno per sempre dei cani, non sono né mai saranno dei piccoli uomini o bambini. Devono avere un’istruzione canina e non solo umana, è fondamentale per la loro stabilità emotiva.
Ricordo che portai Barone in una di queste congreghe di piccole pesti e lui, che era il più piccoletto, faceva dei ruzzoloni e capriole tutte le volte che gli altri lo urtavano mentre correvano a perdifiato o giocavano alla lotta.
Io mi sentivo sottoposta a forte stress ma lui no. Per lui era normale, era così che la sua specie aveva appreso da sempre come comportarsi durante la vita. Gli ho dato fiducia, anche se soffrivo a vedere quelle che consideravo vessazioni, mi sono lasciata trasportare dalla sua natura canina e gli ho permesso di apprendere le regole di una buona convivenza con i suoi simili.
La nostra relazione è durata tanti anni. Ora lui conosce perfettamente ogni mia minima inflessione della voce, ogni mio movimento, e capisce tantissime parole e il loro significato o, almeno, quello che quella parola significa in particolare per lui.
Questo mi ha fatto capire che la nostra relazione era diventata matura, era passata da un livello di scoperta e di analisi l’uno dell’altro ad un livello di conoscenza piena, di rispetto e di accettazione di inevitabili compromessi, modalità necessaria per una convivenza serena, il tipico atteggiamento win-win.
Per questo è molto importante creare da subito una relazione ricca di spunti di crescita, ricca di stimoli, di nuove esperienze, con altri animali, piena di suoni. Tutto questo può accrescere le esperienze del cucciolo, tutto questo può aiutarlo a superare la mancanza della relazione con il suo branco fornendogli un bagaglio di conoscenze che lo renderà abile a risolvere i problemi che la vita gli porrà davanti negli anni a venire.
In seguito, anche a casa nostra, sono entrati altri cani, sempre bassotti. Barone li ha sempre accolti con gioia, senza mai mettersi nella posizione di leader, del capo che comanda, ma accettando spesso anche la loro supremazia caratteriale specialmente con la sua adorata Grace Kelly che è diventata la vera e propria regina della casa.
Barone è oggi un anziano, un vecchio saggio ma io ritrovo sempre nel suo sguardo, quel piccolo cucciolo peloso biondo, tutto felice e allegro che mi è salito in braccio 15 anni e mezzo fa, in un nevoso giorno di novembre e mi ha guardato dritto negli occhi per capire se si poteva fidare di me da allora in poi.
Non so se lo sapete ma la spinta a ricercare il contatto visivo con l’uomo è totalmente assente nei lupi ed è tipica solo dei cani. Questo aspetto è un retaggio della loro evoluzione e della selezione umana che ha cercato sempre tratti pedomorfici in questi animali come ad esempio gli occhi grandi cosa che ha portato nelle generazioni successive al rafforzamento della muscolatura che permette di alzare i loro sopraccigli. Questo aspetto è funzionale alla creazione di un legame emotivo ed affettivo più saldo rispetto a quanto possibile con qualsiasi altra specie animale.
Barone ed io abbiamo avuto entrambi una grande fortuna, una fortuna che auguro a tutti voi. Abbiamo accettato che la nostra relazione, il rapporto così forte che ci ha legato da sempre, non fosse mai però troppo distante dalle nostre caratteristiche etologiche, io sono un animale umano, lui è un animale cane, non possiamo scordarcelo.
La base del rapporto si fonda proprio su questa differenza. Una differenza che non separa ma che anzi permette una crescita interiore e una consapevolezza che la nostra varietà emotiva, la conoscenza di tanti altri animali, di altre persone, di altri ambienti, di momenti di riposo insieme, di lotte per gioco possa rappresentare un dono enorme, un tesoro che realizzerà pienamente la nostra relazione con il cucciolo.
Il cucciolo che entrerà nelle vostre case merita tutto il vostro amore, la vostra attenzione e l'osservazione continua del suo stato di salute sia fisica sia anche emotiva. Siamo noi umani che dobbiamo reggere il gioco, siamo solo noi che possiamo fornir loro le chiavi e aprire loro la nostra porta più segreta, facendoli entrare fino al punto da dove non se ne andranno mai più, nemmeno con la morte.
Essi vivranno in noi come il primo giorno, come quando gli sguardi si sono fusi, colmi di speranza di un futuro insieme.
Silvia Bagni
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