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Portare il proprio cane al lavoro: la mia esperienza

Aggiornamento: 17 set



Ascolta l'articolo dalla voce di Silvia sul podcast >>


La vita con un cane, per quanto mi riguarda, non si compone di singoli momenti relazionali distaccati ma di un intreccio costante di interazioni che danno vita ad uno scambio continuo di emozioni e di sensazioni che ci arricchiscono e che fanno crescere, giorno dopo giorno, il rapporto emozionale che ci lega.


Per poter fare questo, per dare vita ad una connessione profonda, credo che il tempo che gli dedichiamo con attività pratiche come ad esempio il gioco, la scoperta quotidiana, la gestualità condivisa sia importante quanto quello speso nella loro osservazione attenta e nella loro cura.


Il cane entra nella nostra vita per un nostro bisogno, si affaccia alla nostra porta di casa perché in quel momento noi e non tanto lui, siamo pronti a farlo entrare.

Sapete, il cane ci vede come tipi molto interessanti, ci vede speciali, e mira a fare parte della nostra vita ad entrare in relazione con noi perché sa benissimo cosa possiamo fargli vivere, sensazioni che altrimenti non avrebbe modo di provare. Eppure siamo noi che, in un particolare momento in cui siamo pronti, gli permettiamo di incontrarci, non prima, né dopo, né per un caso fortuito.


Barone, il mio primo cane, entra nel momento in cui la mia vita si è realizzata dal punto di vista affettivo e lavorativo. Ero finalmente in pace con me stessa, le mie costanti aspirazioni, le mie continue necessità di fare di più di ciò che potevo fare si erano finalmente placate. In quel momento avevo bisogno di scoprire nuovi mondi emotivi, di dare vita ad un rapporto con un animale diverso, che non fosse un gatto; questa era diventata una necessità non più rimandabile. Avevo raggiunto gli obiettivi materiali, concreti che mi ero da sempre posta ed ero pronta ad aprirmi a quelli emozionali che avevo spesso represso perché fino a quel momento, nella mia scala delle priorità, non erano quelli fondamentali.


Quindi, quel meraviglioso giorno il 22 novembre 2008, gli apro le porte con la certezza che non sarebbe stato un incontro di poche ore quotidiane ma bensì una crescita comune e costante, tutti i giorni, tutte le ore, tanto da renderlo avvolgente per me ma anche per lui.


Per questo motivo non appena entrato a casa e vissuti i primi periodi di conoscenza reciproca ho fatto richiesta alla azienda in cui ero occupata di poterlo portare con me al lavoro, lavoro che mi portava in viaggio costante per il nord Italia.


L’azienda ha acconsentito e di questo la ringrazio ancora oggi anche perché all’epoca, circa 15 anni fa, non era frequente questa disponibilità, specialmente poi per una multinazionale. Hanno forse compreso che la sua presenza al mio fianco non avrebbe mai inficiato il mio lavoro, anzi probabilmente lo avrebbe migliorato nella qualità, cosa che poi avvenne. Una scommessa che abbiamo vinto entrambi; loro per i risultati che ho conseguito nel mio lavoro ed io per la gioia di stare insieme a Barone tutto il giorno dal 2009 al 2012.


Il nostro viaggio insieme iniziava il lunedì e terminava il venerdì pomeriggio; questo periodo di relazione costante mi ha permesso di comprenderne il carattere più recondito, la sua forza di volontà e a volte anche la pazienza quando i tempi del lavoro si allungavano. Ho imparato a gestire i suoi pasti, i momenti di pausa che facevano bene a lui ma anche a me, le notti fuori casa io e lui, ogni sera in un posto diverso dall’altro, e quindi il cambio costante di abitudini e di persone che ci circondavano. Ho avuto modo di allenarmi a risolvere i piccoli grandi problemi che ogni giorno si presentavano sulla nostra strada, da sola anzi no insieme a lui, grazie a lui.


La mia giornata se fossi stata sola mi avrebbe portato a parcheggiare il più possibile vicino al luogo dove dovevo recarmi mentre avendo un cane cercavo posti distanti in modo da poter fare una passeggiata e questo mi permetteva di muovermi, senza dovermi arrabbiare se non trovavo parcheggio.


Se fossi stata sola avrei mangiato probabilmente un panino al volo tutti i giorni per non perder tempo mentre, dovendo pensare anche al suo pasto, mi recavo nei ristoranti dove ordinavo qualcosa da asporto per lui come un filetto di pollo o una bistecca alla griglia.


Se fossi stata sola alla sera sarei semplicemente rientrata in hotel, guardato la tv e poi mi sarei messa a dormire mentre con lui era bello terminare il lavoro, mangiare insieme e poi via per una bella sgambata spesso sulla spiaggia o in mezzo ai parchi senza nessun altro che ci potesse disturbare. Poi la mattina sveglia prestissimo per poter fare lo stesso prima di tornare al lavoro. Quanto stress se ne andava via, quante tensioni svanivano, e il lavoro ma anche la mia vita emotiva ne traeva grande vantaggio perché non ero mai sola, ero sempre con il mio migliore amico al fianco.


Barone quando era a casa stava comunque benissimo: amava rimanere libero nel nostro grande giardino a rincorrere gli animaletti, gli uccellini, le lucertole ma era sempre pronto a salire in auto non appena lo chiamavo.


I benefici che penso di avergli portato sono stati in primo luogo una perfetta e completa socializzazione. Entravamo dappertutto, eravamo quasi sempre ben accetti. Anche i miei clienti amavano questa strana presenza tanto che spesso questo apriva le porte del consenso e del dialogo tanto che posso affermare che lui è stato spesso fondamentale per raggiungere i miei obiettivi lavorativi. Oltre a questo gli ho portato anche un arricchimento mentale e relazionale innovativo facendogli conoscere realtà talmente tanto diverse che probabilmente pochi suoi simili hanno mai sperimentato.


Ha girato l’Italia, i migliori hotel e ristoranti, i bar, le gelaterie, le banche, i mega store dovunque io andassi lui era con me e mi faceva compagnia proprio come se fosse stato un amico umano.

Quando ho smesso di lavorare ci ha messo poco ad abituarsi a stare a casa perché era ugualmente con me tutto il giorno. Eppure sono certa che se io oggi richiamassi Barone lui sarebbe prontissimo alla partenza, salirebbe in auto felice, si accomoderebbe nel trasportino e si metterebbe a dormicchiare sereno perché è stato un periodo felice vissuto insieme, di vacanza lavorativa direi e che cosa c’è di meglio che lavorare e sentirsi in vacanza?

Anche questo un cane può fare…rendere felice un lunedì mattina, accompagnarti per una settimana ed essere sempre al tuo fianco, come solo il vero amore della tua vita può fare.

A cura di Silvia Bagni

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